Vincere il mondiale e rimanere senza team: Ssong reclama un posto

Vincere il mondiale e rimanere senza team: Ssong reclama un posto
© foto di Riot
venerdì 25 novembre 2022, 10:56Editoriale
di Francesco Lombardo
A quanto pare laurearsi campione del mondo non è sinonimo di garanzia di un contratto, anche per il coaching staff dei DRX.

Portare la propria squadra alla vittoria dei Worlds, l’evento più importante non solo della stagione competitiva di League of Legends ma tra i principali al mondo nell’intero settore esports, non sembra garantire un posto per la stagione successiva. È il caso di Sang-soo Kim, head coach dei DRX che appena poche settimane fa hanno alzato al cielo il trofeo mondiale al Chase Center di San Francisco, superando in finale i T1 al quinto game in uno dei match più esaltanti degli ultimi anni.

In pochi a inizio torneo avrebbero dato ai DRX una chance di vittoria: un team che era arrivato al mondiale solo grazie alla qualificazione ottenuta dal Regional Qualifier coreano, vincendo due serie al quinto game con un roster composto da giocatori che erano stati scartati da altre squadre, Deft e Beryl in botlane, un esordiente assoluto dell’LCK, Zeka in corsia centrale, e due giocatori che non avevano mai mostrato prestazioni degne di nota, Kingen e Pyosik rispettivamente in corsia superiore e in giungla. Eppure contro ogni pronostico sono riusciti a conquistare il trofeo, partendo come quarto seed dalla fase preliminare di Play-In.

Sotto queste condizioni appare palese che un grande contributo alla vittoria sia arrivato dal coaching staff, composto oltre che da Sang-soo Kim, per tutti “Ssong”, anche da Lee "Mowgli" Jae-ha, ex-giocatore che abbiamo conosciuto in Europa con i Vitality al fianco del nostro Daniele “Jiizuké Di Mauro” nel 2019 dopo l’esperienza con gli Afreeca Freecs. Una promessa interessante che non è però riuscita a performare nel migliore dei modi, tornando mestamente in Corea due anni dopo ai T1 Challengers. Entrambi, Ssong e Mowgli, hanno senza dubbio dato un’impronta di gioco ben definita ai DRX, superando le evidenti carenze tecniche individuali e puntando invece a un gioco di squadra, più corale, più improntanto sui teamfight e soprattutto sulla tenuta fondamentale: quando vinci quattro serie su cinque al quinto game, non può essere una casualità.

I giocatori campioni del mondo, tutti rilasciati dai DRX per la fine del contratto annuale che avevano stipulato, e non rinnovato a causa della richiesta di un adeguamento salariale del contratto che l’organizzazione non ha voluto o non ha potuto soddisfare, sono riusciti già a trovare una nuova sistemazione per il 2023: Deft ha accettato la corte dei Damwon Kia, pronti a tornare protagonisti in Corea e a livello internazionale ripartendo dal solito e solido duo mid-jungle composto da Showmaker e Canyon, mentre Kingen e Zeka sono stati annunciati come nuovi giocatori degli Hanwha Life, decisi a costruire un roster decisamente competitivo, chiuso dal ritorno di Viper in Corea e dall’arrivo di Clid in giungla e del support Life. L’unico giocatore campione del mondo rimasto apparentemente ancora senza una squadra è Psyosik. Nel suo caso però non stupisce: sicuramente un ottimo giocatore ma non ha mai davvero mostrato di essere uno dei migliori nel suo ruolo, facendosi più volte rubare gli obiettivi in game anche da giocatori non jungler (Gumayusi su tutti).

Lato coaching staff invece è proprio Ssong ad aver dichiarato di non aver ancora ricevuta un’offerta seria e concreta: un commento che stupisce vista l’importanza del contributo che lui ha dato alla causa dei DRX per vincere il campionato del mondo. “Sono onorato di essere tornato dai Worlds così tardi perché significa che abbiamo vinto ma devo riconoscere che c’è una vera ampia scelta di manager oggi, per cui è davvero difficile trovare un team”, ha raccontato a Daily Esports. Spiegando anche cosa significa fare il manager all’interno del coaching staff: “Il ruolo del manager è soprattutto di prendersi cura dell’aspetto mentale del team, capire come si evolve il meta, scoprire i talenti dei giocatori, convincerli di essere all’altezza e di poter giocare determinati pick, dare feedback sui game e raccontare come funziona e il team avversario, oltre al saper gestire i vari carichi di lavoro e le mansioni tra i membri del coaching staff. Sono una sorta di coordinatore tra ciò che succede dietro le quinte e i giocatori stessi.”

Ssong mostra quindi quanto quello del manager sia un ruolo altamente delicato che richiede anche la fiducia degli stessi giocatori: fiducia che gli ormai ex-membri dei DRX gli hanno riposto in pieno, affidandosi a lui e portando a casa la coppa del mondo. Ssong ha alle spalle una lunga esperienza, iniziata nel 2012 con i Najin Sword come giocatore, carriera che ha però interrotto molto presto: già nel 2014 era il coach, sempre dei Najin Sword, prima di passare ai Koo Tigers o sbarcare persino in Nord America nel 2017 con gli Immortals prima e con TSM, Echo Fox e CLG poi. Nel dicembre 2020 il ritorno in Corea, proprio con i DRX, dove nel giro di due anni è riuscito a costruire un team che potesse lottare per i Worlds, nonostante quasi nessuno ci credesse. Forse, in una scena in cui si dà troppo peso al valore dei giocatori, si dovrebbe invece ragionare su quale sia il vero apporto dei membri del coaching staff e puntare anche su di loro, riconoscendone il merito.