FIFA 23 vuole davvero diventare un gioco free-to-play?

FIFA 23 vuole davvero diventare un gioco free-to-play?
© foto di EA Press Portal
domenica 6 febbraio 2022, 17:03Editoriale
di Francesco Lombardo
Secondo alcune indiscrezioni il prossimo capitolo del più rinomato simulatore calcistico potrebbe essere gratuito: ma a chi gioverebbe?

Nell’era del freemium, ovvero dei contenuti di base gratuiti ma a pagamento quando si desidera qualcosa in più, che siano oggetti estetici, armi potenziate o qualsiasi altro prodotto in-game, ci sono ancora dei videogiochi che sembrano quasi anacronistici. Sia chiaro, non parliamo di qualsiasi tipologia di videogame ma di quelli che hanno una significativa componente online: è proprio su questa infatti che si è sviluppato e si è poi concentrato il modello di business basato sulle microtransazioni. Piuttosto che spendere denaro per comprare il gioco, lo si spende per arricchirlo di contenuti a volte puramente estetici altre volte non necessari ma sicuramente utili per giocare (e vincere).

Fatta questa dovuta premessa c’è invece chi ha pensato bene di sposare entrambi i mondi e di rimanere con un piede in due scarpe: FIFA. La fortunata serie di simulazione calcistica arrivata al capitolo 2022 continua a essere un videogioco a pagamento, da dover comprare per avere i contenuti base, vendendo al tempo stesso contenuti in-game, tra i cui pacchetti di carte per la modalità Ultimate Team, quella competitiva e su cui si basa l’esports di FIFA. Efootball, la nuova creatura di Konami che ha sostituito Pro Evolution Soccer, nonostante il lancio faticoso di un gioco in realtà ancora incompleto, ha lanciato in tal senso un segnale importante rendendo il proprio titolo free-to-play, in modo da dare a tutti la stessa occasione di giocare almeno con i contenuti base, inclusa la modalità competitiva. 

Dall’altra parte il mercato dei videogiochi è in continua espansione e per un rivale in difficoltà FIFA potrebbe ritrovarne due, giovani. Uno in particolare ha lanciato il suo primo trailer di gameplay: UFL, con testimonial persino Lukaku e Cristiano Ronaldo. Un videogioco apparentemente interessante ma che sottolinea ancora una volta quale sia l’identità dei giochi di oggi: online e free-to-play, con il margine di guadagno basato ovviamente sulle microtransazioni (anche perché nessuno lavora gratuitamente, ci mancherebbe). Il gioco uscirà nel 2022, anche se non è ancora chiaro quando esattamente, ma pone già la domanda per il prossimo FIFA 2023, in uscita solitamente tra settembre e ottobre, in questo 2022. Seguirà il trend e punterà su un sistema più moderno o rimarrà fossilizzato sulla sua identità reazionaria? 

David Purcell su Dexerto ha affermato che secondo diversi rumor starebbe circolando internamente a Electronic Arts l’idea di rendere il prossimo capitolo di FIFA free-to-play. E numerosi giocatori sarebbero d’accordo con questa iniziativa per poter concentrare così i propri sforzi, economici, direttamente su Ultimate Team, nonostante ci siano chiaramente delle discrepanze nei valori attribuiti a numerose carte e alla difficoltà nel trovare quelle che sono davvero le migliori. D’altronde FUT è ormai la principale fonte di entrate finanziarie per FIFA: secondo Statista nel 2021 la modalità ha generato 1,6 miliardi di dollari di ricavi. 

Il problema del portarlo free-to-play è tuttavia un altro: quanto perderebbe EA non vendendo più il gioco base? FIFA è uno dei franchise più venduti di sempre nel mondo occidentale con una crescita, confermata da Electronic Arts l’1 febbraio scorso, che di anno in anno ha registrato la doppia cifra con FIFA 22 che è attualmente il titolo più venduto di sempre. Anche decidendo di perseguire la strada del free-to-play, EA dovrebbe in qualche modo compensare le perdite rendendo o più costosi i contenuti in-game o più difficile da ottenere in modo gratuito. Come sottolinea lo stesso Purcell la gratuità in questo caso diventerebbe una pura illusione: perché ciò che si “paga” sono le ore di gioco, il tempo a nostra disposizione che va investito su FIFA anziché in altre attività. Un tempo che potrebbe diventare infinito per ottenere determinati giocatori: basti pensare al Cristiano Ronaldo POTM di ottobre per il quale era necessario completare 26 team nella Squad Building Challenger, ovvero 280 giocatori per una sfida che è sì gratuita ma non in termini di tempo. 

Così come, in alternativa, le minori entrate derivati dal rendere il gioco free-to-play potrebbero persino portare a minori investimenti nella parte “classica del gioco”, quella offline, rendendo di fatto FUT il focus principale essendo ovviamente diventata l’unica vera fonte di guadagno. Un fattore che potrebbe allontanare però coloro che invece comprano il gioco per rilassarsi tra sé giocando contro il PC o con gli amici in casa. La vera risposta è che non esiste una risposta giusta o sbagliata: ogni cambiamento porta a conseguenze in un senso o nell’altro, che siano favorevoli o meno è da scoprirlo.