Kranos, Filippo Romani: "progettazione, analisi e training"

Kranos, Filippo Romani: "progettazione, analisi e training"
lunedì 30 agosto 2021, 12:00Interviste
di Matteo Mattei
Intervista a Filippo "Shamonna27" Romani sul progetto Kranos

Intervista a Filippo “Shamonna27” Romani, player cha ha fatto della sua passione una professione. Nei mesi scorsi lo abbiamo visto all'azione nella BeSports, il campionato esports della Lega B di calcio italiano. Lui e la sua agenzia Kranos hanno collaborato attivamente per sostenere la divisione esportiva della AC Reggiana 1919. A breve lo vedremo protagonista di nuovi importanti progetti con Kranos, iniziativa imprenditoriale innovativa nata con la volontà di arrivare lontano nel mondo esports italiano e internazionale.

- Come nasce il progetto Kranos?

Kranos nasce dall’idea che la passione, unita all’esperienza lavorativa e al percorso di studio, possano trovare un punto di congiunzione utile per costruire un’opportunità imprenditoriale innovativa e all’avanguardia. Nello specifico le mie passioni per lo sport, per il mondo digitale e, in particolare, per il gaming sembrano combaciare perfettamente alla mia esperienza lavorativa in ambito commerciale e marketing, formando un connubio perfetto. Da qui nasce l’idea di poter vivere facendo della propria passione una professione.

- Obiettivi e sogni nel cassetto?

Il primo obiettivo è quello di strutturare al meglio le divisioni dei nostri team eSports, ad oggi abbiamo un nuovo manager Alessandro “ikki_lupo” Lima che curerà tutta la divisione di eFootball e, a breve, presenteremo i team competitive coi rispettivi pro player di eFootball e FIFA 22. In questo momento l’unica conferma che posso darvi è che sarà confermato Francesco “kekko_27” Ritrovato come pro player eFootball di Reggiana eSports, il quale sarà anche capitano unico della squadra pro club granata.
Il secondo obiettivo è quello di conseguire il master universitario alla 24h Business School in eSports and Gaming generation.
Il mio sogno nel cassetto è portare Kranos nell’elite dei team eSports nazionali per poi, perché no, raggiungere il traguardo più ambito: le finals di League of Legends, guidati dal nostro manager Ferdinando “Nandostark” De Rosa. Sappiamo che la strada sarà lunga e piena di ostacoli, ma sognare in fondo non costa nulla.

- Il gioco di squadra è fondamentale o da soli si possono ottenere gli stessi risultati?

È impensabile fare tutto da soli: questo vale sia per il competitive, sia per la parte organizzativa\gestionale. Si chiamano team eSports proprio perché a monte c’è un lavoro di squadra fatto di progettazione, analisi e training: poi in campo scende il singolo (o la squadra a seconda del gioco), ma se non potessi contare sulla struttura che stiamo costruendo e la fiducia di tutti i miei collaboratori non potrei nemmeno immaginare di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

- Esports e Sport sono due mondi diversi o possono essere la stessa cosa?

Li vedo un pò come due facce della stessa medaglia: troviamo caratteristiche comuni come gli allenamenti, il coaching, le analisi dei match, ma anche lati di divergenza in quanto il mondo dello sport tradizionale richiede sempre e comunque una preparazione atletica che esclude persone con determinati deficit. In questo senso il gaming è più inclusivo. Dal punto di vista della modalità competitive, invece, possiamo invece dire che i tornei eSports nascono per decretare chi sia il più forte in quel gioco e lo stesso vale per le discipline sportive: c’è solo un vincitore alla fine e la condotta etica dei team eSports, così come i valori morali in gioco, sono imprescindibili tanto quanto nello sport tradizionale.

- Il gaming come via di fuga o nuovo mezzo per socializzare e creare nuove opportunità lavorative?
Assolutamente entrambi: io, per esempio, ho sempre avuto la passione del gaming, ma ho scoperto il mondo eSports durante la pandemia, così ho deciso di assemblare da me un pc per fare streaming, proprio per socializzare in un periodo in cui la pandemia ci stava isolando. E’ proprio da questo periodo di privazione che è nata Kranos, passando per il torneo BeSports dove ho avuto l’onore di rappresentare AC Reggiana, la squadra della mia città, conoscendo di persona alcuni dei pro player coi quali ho avuto il piacere di cimentarmi nelle lobby di allenamento al torneo. Così Kekko_27 è diventato un vero amico proprio nel momento in cui il movimento eSports stava iniziando a portare alla luce nuove figure professionali come quella dei caster, dei registi Twitch, dei content creators e molte altre ancora.

- Un commento sul movimento eSports in Italia?
Sono piacevolmente colpito da come si sia evoluto il movimento negli ultimi due anni. La pandemia ha velocizzato un po’ le cose. In Italia le società di calcio hanno visto maturare l’esigenza di rimanere a contatto con i tifosi e con attività non direttamente collegate alla prima squadra e, allo stesso tempo, avvicinarsi ad un pubblico più giovane, sempre più attratto dalle nuove piattaforme di intrattenimento. Il fatto che si siano organizzati tornei dedicati e ufficiali come la eSerie A, BeSports e la nuova eSerie C sono un esempio di quanto spazio ci possa essere per crescere ancora. Kranos si inserisce in questo contesto per dare un valore aggiunto a tutto il movimento, creando opportunità di lavoro e cercando di formare i nuovi aspiranti pro player del futuro.

- Un consiglio ad un giovanissimo appassionato che sta iniziando il percorso nel mondo degli eSports?
Studia, a scuola intendo, e se questa è la tua passione coltivala fortemente. Cerca il gioco che più fa per te, non farlo solo perché è quello più in voga, specialmente se sei interessato anche allo streaming gioca per divertirti e divertire la tua community. Passione e costanza sono alla base di tutto, ma non rubare tempo ai tuoi studi (o alla tua professione principale, se stai già lavorando) cerca di organizzarti come se fossi sul campo di battaglia\gioco e studia le tue mosse per raggiungere la tua epic win. Sono aperto a consulenze e consigli, soprattutto per i giovani appassionati e a per chi pensa che il gaming possa essere, anche a livello organizzativo\gestionale, un obiettivo professionale.