ESCLUSIVA ESW - Trinchillo: "Negli eSport oltre al talento conta la mentalità"

ESCLUSIVA ESW - Trinchillo: "Negli eSport oltre al talento conta la mentalità"
venerdì 14 maggio 2021, 13:30Interviste
di Chiara Biondini
fonte Intervista di Fabrizio Ponciroli su TMWRadio
Il team PES21 di Esport Revolution rappresenterà l'Empoli FC al campionato competitivo della Lega Serie B: Besports

Su TMWRadio nel programma PianetaSport, nella rubrica dedicata agli eSports è intervenuto in diretta il fondatore di Esport Revolution, Diego Trinchillo, che gestisce il team Empoli eSports.

Negli ultimi anni c’è stata un’esplosione degli eSports…
“Non siamo sinceramente arrivati ancora in alto, ma c’è sicuramente un andamento esponenziale, nonostante in Italia siamo ancora alla base. Oggi l’eSport viene ancora visto come una forma di intrattenimento più che una forma competitiva, soprattutto da chi non è del settore. Molti enti stanno lavorando per cambiare questa cosa, con la creazione di nuove competizioni e penso che ora non si possa far altro che crescere sotto questo punto di vista”.

Quanto conta il talento, con ore di allenamento si può migliorare però…
“Assolutamente, anche io ho iniziato l’approccio del mondo eSports dicendomi “se mi alleno forse posso riuscire a diventare un professionista”… non è proprio così semplice. Oltre al talento, che è fondamentale come in tutte le discipline, la cosa più importante che stiamo riscontrando in tutti i players, giochi e categorie è la mentalità. Riuscire a tenere i nervi saldi…tutti conoscono le dinamiche e meccaniche di gioco, tutti conoscono la mossa giusta, la combinazione di tasti, ma solo i professionisti hanno l’abilità di capire quando farla quella giocata con il tempo e freddezza giusti. In situazioni difficili di gameplay riescono diciamo a vincere. Poi ho notato che più sono piccoli, più sono forti, nascono già con un talento superiore a chi già oggi è un professionista. Noi gestiamo il team Empoli nel panorama eSports e abbiamo tre 13enni nel roster Rocket League, che riescono a fare delle cose incredibili”.

Difficoltà gestione dei giovani talenti
“C’è anche una difficoltà di linguaggio, ci definiscono spesso boomer (ride n.d.r), molto spesso è difficile stargli dietro, però devo dire che per essere professionisti, per essere già a quel livello, hanno una maturità diversa, anche se comunque sono sempre ragazzini. Noi riusciamo attraverso videochiamate e comunicazioni con il coach a gestirli da un punto di vista professionale ed emotivo. Molto spesso a quell’età in cui si sta maturando professionalmente, è molto difficile se si crea una partita o episodio sfavorevole: tendono a mollare e su quello però si lavora”.

L'eventuale notorietà social è un problema?
“I nostri player non li lanciamo subito nel mondo social, noi stiamo cercando di creare come team due sezioni distinte, quello eSports e quello degli influencer. Chi fa streaming deve essere diverso da chi fa il player. Poi col tempo la figura si evolve”.

Si può vivere con gli eSports?
“Dipende dai livelli e dalla figura. Se contestualizziamo l’argomento, vivere di eSport in Italia è molto difficile quasi quanto raro. I team si trovano ad investire, a credere nei player ad aiutarli a crescere ed aiutarli economicamente sul fattore competitivo, per far sì che possano competere con le migliori strumentazioni. Abbiamo una gaming house dove i ragazzi possono venire a giocare se hanno problemi di connessione a casa, ma vivere di eSport oggi in Italia è ancora difficile. Ci sono i margini per far sì che questo accada. In Europa si può già vivere ed in Asia è un mestiere consolidato”.

Prossimi progetti? Continuare a far crescere i ragazzi, ampliare la presenza del team su altre piattaforme e giochi. Un progetto su cui stiamo lavorando molto è anche diciamo un progetto sociale, vogliamo avvicinare persone con diversa abilità al mondo competitivo”.