GT & Associati, diritti e idee di inquadramento professionale per streamer

L'Osservatorio Italiano Esports ha stilato la seconda edizione del Manifesto Legale degli Esports: un quadro sulla regolamentazione del settore con analisi e proposte dei più importanti studi legali. Luca Giacobbe e Matteo Buffetti dello studio GT & Associati evidenziano una vera e propria mancanza di una normativa a valle che faccia comprendere gli orizzonti futuri per gli streamer.
Secondo i professionisti dello studio, il punto di partenza per un inquadramento globale della figura dello streamer è la definizione della sua professione: lo streamer è colui che trasmette un contenuto online, grazie ad una live stream (diretta). Durante la pandemia ha avuto luogo la crescita esponenziale di tale figura, soprattutto sulla piattaforma Twitch, affiancata dal rilevante incremento del numero di spettatori e fan. La figura dello streamer rientra nella macro categoria del cosiddetto influencer che gode di un’associazione dedicata (Associazione italiana Influencer) ma non di un apposito codice Ateco. Per quanto riguarda invece le fonti di introito degli streamer, spiccano due principali classi: le donazioni e le fee sulle sottoscrizioni. Tuttavia, è noto che la fonte di guadagno per eccellenza è lo spazio pubblicitario durante le dirette. Difatti, i Twitch Partners, ovvero Influencer, possono promuovere un’ampia gamma di prodotti, non solo oggetti tecnologici ma anche beni di largo consumo.
Per quanto riguarda invece l’ambito fiscale, nel periodo di esordio, lo streamer non è obbligato ad aprire una partita Iva (dal momento che tale attività viene
eseguita per lo più in modo occasionale) ma qualora l’attività diventi abituale e continuativa sarà necessario compiere tale passo. In un quadro non ancora ben definito, Secondo Giacobbe e Buffetti da una parte possono essere applicate le normative già esistenti (come, ad esempio, l’inquadramento dello Streamer sotto la categoria dell’Influencer, già disciplinata) mentre, laddove necessario, è importante creare una normativa ad hoc (come, ad
esempio, in relazione alla mancanza di un codice Ateco dedicato). Fondamentale è rivolgersi a figure specializzate per prevenire eventuali profili critici.